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Lancio del Manifesto Europeo per la Longevità Sana

Lancio del Manifesto Europeo per la Longevità Sana

Il “Manifesto europeo per una longevità sana attraverso stili di vita e sostenibilità ambientale” è un documento di visione che abbiamo pubblicato come Rete Europea SALUS nel 2021 e di cui presentiamo l’aggiornamento realizzato in vista delle elezioni europee del 2024, indicando le principali proposte che intendiamo avanzare al nuovo Parlamento Europeo.

 

Le proposte sono state inviate a tutti i candidati alle elezioni europee 2024, chiedendo loro di impegnarsi a sostenerle attraverso la sottoscrizione del Manifesto

L’elenco dei candidati che sostengono l’iniziativa SALUS è pubblicato in una pagina dedicata e inviata a tutti i contatti della Rete europea SALUS.

L’iniziativa è volta a dare visibilità a tutti i candidati che intendono supportare l’iniziativa SALUS nella prossima legislatura europea e mettere quindi al centro del dibattito un approccio integrato e personalizzato alla promozione della salute, che unisca salute e sostenibilità ambientale.

I contenuti del Manifesto sono stati presentati durante l’incontro online realizzato in collaborazione con l’Interest Group SALUS il 3 maggio 2024 (in inglese).

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Legge sul riconoscimento giuridico delle comunità intenzionali: firma per sostenere una scelta di vita sostenibile in Italia

SALUS ha avviato una petizione per sostenere la proposta di legge per il riconoscimento delle comunità intenzionali congiuntamente con Rete Italiana Villaggi EcologiciCONACREISRete Italiana Cohousing, realtà associative del panorama nazionale che raccolgono reti comunitarie in Italia.

La legge è stata depositata in commissione Affari Costituzionali alla Camera per dare rappresentanza alle tante persone che in Italia già vivono e abitano in maniera collaborativa e a tutti coloro che, in futuro, vorranno farlo in modo semplice.

Negli ultimi mesi è aumentato in maniera esponenziale l’nteresse sul mondo degli ecovillaggi, sul cohousing e sulle comunità intenzionali in genere, da parte di coloro che cercano di cambiare la propria vita verso una dimensione più sostenibile in un contesto sociale basato su relazioni umane profonde. La forma che più si avvicina a questo modello di vita è la comunità intenzionale

Cosa sono le comunità intenzionali

Le comunità intenzionali sono dei nuclei di persone, non necessariamente appartenenti alla stessa cerchia familiare, che decidono di vivere insieme e portare avanti un progetto di vita sostenibile, a livello ecologico, sociale, spirituale ed economico.

Questa forma innovativa di abitare collaborativo rappresenta un’opportunità di welfare territoriale e di tutela dei beni comuni, anche grazie alla pratica di comportamenti virtuosi che favoriscono un minore impatto ambientale e un consumo equo delle risorse. Inoltre sviluppano pratiche innovative dal punto di vista energetico, della raccolta e del riuso dei rifiuti e promuovono stili di vita mirati orientati al mantenimento della salute a 360°.

A cosa serve una legge specifica

Nell’assenza di una specifica legge che riconosca queste forme di aggregazione, spesso si è obbligati a fare ricorso a forme giuridiche previste dal nostro ordinamento: associazioni, cooperative, aziende agricole, fondazioni, ecc. Questo genera spesso confusione e fraintendimenti nei confronti delle pubbliche amministrazioni e non riconosce a pieno le piene potenzialità che queste forme di aggregazione potrebbero esprimere.

Inoltre, questa legge favorirebbe l’utilizzo di beni comuni abbandonati, come i numerosi immobili e le aree verdi di competenza delle amministrazioni pubbliche, fornendo loro tutela e una destinazione d’uso a favore della comunità locale.

Non da ultimo, questa legge porrebbe l’Italia all’avanguardia nel panorama europeo e rappresenterebbe un esempio anche per altri paesi dove queste realtà esistono da tempo.

Firma anche tu per sostenere il cambiamento possibile!

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Petizione: Integrare il Piano di Azione Europeo di contrasto alla resistenza antibiotica (AMR) agendo anche sugli stili di vita

L’antibiotico resistenza (AMR) è una sfida seria, in Unione Europea e nel mondo.
Negli ultimi anni, l’uso eccessivo e inappropriato di antibiotici ha portato una crescente emergenza e diffusione di batteri multi-resistenti [1]. In Europa sono in aumento resistenze multiple a batteri comuni cause di polmonite e infezioni urinarie, e resistenze combinate a cefalosporine di ultima generazione, aminoglicosidi e fluorochinoloni. Restano pertanto ben poche opzioni terapeutiche, come i carbapenemi. Ma anche questi presentano allarmanti aumenti di resistenze nei paesi europei con maggiore uso di antibiotici, tra cui Grecia e Italia (ad es. Klebsiella pneumoniae ha il 25-50% di resistenze [2]). 

Le cause principali dell’AMR sono: 

A. L’abuso di antibiotici 

Il sondaggio 2016 promosso dalla Commissione Europea mostra che, dopo un calo tra 2009 e 2013 (dal 40 al 35%), nel 2016 il 34% degli europei dichiara di aver assunto antibiotici orali negli ultimi 12 mesi. Questo minimo calo non ha riguardato l’Italia, che invece ha aumentato (43%, +7% dal 2013). Peggio dell’Italia erano solo Malta e Spagna, all’estremo opposto stavano Svezia e Olanda (18% e 20%) [3].

Gli ospedali sono i maggiori diffusori di batteri resistenti, ma il 90% dei consumi di antibiotici si verifica nella comunità. In Italia nel 93% dei casi gli antibiotici risultavano prescritti da un medico, nel 4% da un farmacista senza ricetta, solo nel 2% da avanzi di usi precedenti [4]. Appare chiaro che il problema dell’abuso di antibiotici più che il “fai da te” chiama in causa i sanitari. Metà delle prescrizioni è per infezioni alle alte vie respiratorie, gestite di norma dai medici di famiglia. Un ciclo di antibiotici per queste infezioni raddoppia nel ricevente l’antibiotico-resistenza [5]. La tosse acuta è uno dei primi motivi di visita medica, e causa frequente di prescrizioni antibiotiche inappropriate. Varie revisioni sistematiche con meta-analisi di studi randomizzati controllati (RCT) su pazienti con bronchite acuta non complicata non mostrano differenze rilevanti rispetto al placebo [6,7]. Una recente revisione Cochrane [8] dimostra con antibiotici una minor durata di sole 12-15 ore di tosse, escreato e percezione di malattia, sul cui rilievo clinico c’è da interrogarsi. Alcune linee guida concludono che il trattamento antibiotico di bronchiti acute non complicate non è raccomandato – indipendentemente dalla durata della tosse. A ciò si aggiunga che alcuni studi suggeriscono di cambiare paradigma e considerare i batteri anche come alleati per la salute umana [9,10,11]: è il caso delle batteriurie asintomatiche, per le quali il trattamento antibiotico triplica il rischio di ricorrenza sintomatica, oltre ad aumentare l’antibiotico-resistenza [12]. Un enorme studio di coorte nel Regno Unito ha seguito per 10 anni medici e assistiti per 45 milioni di persone/anno di osservazione [13]. Le general practices sono state divise in quattro gruppi (quartili) in base alle consultazioni per tipiche infezioni respiratorie con prescrizioni antibiotiche, da alte a basse. Ha così quantificato le complicanze al variare delle prescrizioni antibiotiche.

B. Allevamenti intensivi e consumo di prodotti di origine animale: 

Da molto tempo si sa che gli antibiotici promuovono l’aumento di peso negli animali, e con questo fine dosi inferiori a quelle terapeutiche sono di uso comune nei mangimi in molti paesi. Nell’Unione Europea, per ora, non sono consentiti a tale fine, ma vengono comunque usati con larghezza per curare infezioni, molto comuni date le condizioni degli animali negli allevamenti intensivi. Gli antibiotici negli allevamenti intensivi sono infatti una delle maggiori cause di antibiotico-resistenze. Vivere vicino a un allevamento intensivo o a un campo concimato con il letame di tali allevamenti aumenta il rischio di infezioni da batteri resistenti [14]. I numerosi appelli dell’OMS per ridurre l’uso di antibiotici rischiano di essere vani se non si agisce anche sugli allevamenti intensivi e sul consumo di carne: l’80% degli antibiotici venduti negli USA, per esempio, sono impiegati negli allevamenti intensivi e il 75% di questi antibiotici finisce nel letame, utilizzato poi per concimare.

Se analizziamo le principali cause di AMR sopra esposta e le azioni poste in essere dal European One Health Action Plan against Antimicrobial Resistance, risulta evidente la scarsa rilevanza di un tema che insieme potrebbe unire il contrasto all’AMR a quello più generale della salute umana, animale e della sostenibilità ambientale: la promozione di sani stili di vita.

Il secondo report di ECDC/EFSA/EMA sulle analisi integrate tra consumo di antibiotici (AMC) e Antibiotico resistenza (AMR) negli umani e negli animali d’allevamento ha utilizzato i dati dell’EARs citati in precedenza (2013-2015). Si evidenziano due aspetti molto interessanti per i policy makers europei:

  • l’Europa presenta dati molti differenti sull’uso degli antibiotici (sia per uso umano che animale) e, di conseguenza, sull’antibiotico resistenza;
  • una politica integrata dovrebbe condurre a una riduzione dell’uso degli antibiotici in entrambi i settori.

Con questa petizione si chiede di integrare l’Action Plan con le seguenti specifiche proposte:

  1. Integrare il punto 29 della risoluzione (2017/2254(INI)) proponendo orientamenti che fissino le migliori pratiche in termini di promozione di sani stili di vita a contrasto della resistenza antibiotica per lo sviluppo di norme di qualità armonizzate da attuare nei programmi di studio di tutta l’UE.  
  1. Integrare i punti 15 e 26 della risoluzione (2017/2254(INI)) prevedendo  l’indicazione chiara a veterinari e medici di famiglia di evitare la prescrizione di antibiotici per condizioni banali che di norma non li richiedono, lasciando alla loro autonomia la decisione di eventuali eccezioni. Questa, più dei rischi di automedicazione, va considerata una delle strategie centrali di contrasto all’abuso di antibiotici, promuovendo una corretta e chiara informazione ai cittadini europei sugli stili di vita che possono ridurre l’utilizzo degli antibiotici, soprattutto in occasione di banali manifestazioni febbrili e, insieme, promuovere una corrispondente formazione al personale sanitario. Si dovrebbe per esempio comunicare che per le comuni infezioni respiratorie come raffreddore, rinosinusite, tosse/bronchite, sindromi influenzali, di regola gli antibiotici sono inutili ed espongono a rischi, presenti e futuri, sia il paziente sia i familiari (per trasmissione di batteri resi resistenti).
  1. Integrare il Regolamento (UE) 2019/5 prevedendo l’indicazione chiara a veterinari e medici generici di evitare la prescrizione di antibiotici per le numerose condizioni che di norma non li richiedono, lasciando alla loro autonomia la decisione di eventuali eccezioni.
  1. Integrare il punto 40 della risoluzione (2017/2254(INI)) Promuovere politiche di diffusione della Dieta Mediterranea Tradizionale, che contempla un ridotto consumo di proteine di origine animale, a partire da quelle delle carni bovine e suine. 
  1. Invitare, per esempio, la Commissione e gli Stati membri a emanare linee guida sulle ristorazioni aziendali pubbliche e private, perché promuovano e applichino menù aderenti alle raccomandazioni della Dieta Mediterranea Tradizionale e alle migliori linee guida (WCRF, EAT-Lancet commission, …). Agire sulle abitudini alimentari fin dalla più giovane età costituisce anche una delle strategie più lungimiranti per contrastare l’assunzione di antibiotici attraverso il cibo.
  1. Integrare il punto 63 della risoluzione (2017/2254(INI)) rendendo obbligatoria l’indicazione della provenienza dei prodotti di origine animale da allevamenti intensivi, per disincentivare i metodi di allevamento intensivi. 
  1. Integrare il punto 3 della risoluzione (2017/2254(INI)) prevedendo nell’attuazione intersettoriale del programma One Health la sperimentazione, all’interno del programma quadro di ricerca e innovazione dell’UE (PQ9), della collaborazione tra medicina convenzionale e medicine complementari e tradizionali al fine di trovare strategie innovative ed efficaci di promozione di sani stili di vita.
  1. Modificare il Regolamento (UE) 2019/4 abolendo il commercio di mangimi medicati.

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Giuseppe Conte

Lettera al Governo Italiano sulla Fase 2 dell’emergenza COVID-19

Il 28 aprile 2020 LUMEN aps, in qualità di ente capofila della rete europea SALUS, ha scritto al Presidente Giuseppe Conte e ad altri undici Ministri una lettera con oggetto “Sani stili di vita, sostenibilità ambientale e trasversalità come strategie integrative alla fase 2 dell’emergenza COVID-19”.

La lettera aperta è stata sottoscritta in pochi giorni da 32 organizzazioni aderenti alla rete Europea SALUS e sta vedendo un’ampia diffusione tra altre organizzazioni italiane che si occupano di salute e sostenibilità ambientale. 

Nella lettera si evidenzia come questa epidemia abbia mostrato un vuoto di sistema che ha reso la popolazione italiana, in particolar modo anziana, più fragile e vulnerabile anche alle infezioni: la mancanza di una pervasiva ed efficace strategia di promozione della salute

E’ urgente colmare questo vuoto, consapevoli che al centro della promozione della salute dobbiamo porre gli stili di vita e la sostenibilità ambientale, principali determinanti della salute collettiva – afferma Milena Simeoni, fondatrice di LUMEN e ideatrice dell’Euro-progetto SALUS – L’obiettivo di SALUS è quello di aprire un tavolo di confronto per suggerire alcune proposte concrete, contenute nella lettera, da integrare nell’attuale strategia di uscita dall’emergenza COVID-19 e garantire soluzioni lungimiranti”.

Questa importante giornata si è conclusa con un web meeting dell’Interest Group SALUS e con la seguente dichiarazione del suo presidente Eleonora Evi: “Esprimo il mio totale appoggio alla lettera, aggiungerò il mio nome e spero che altri colleghi, italiani e europei, abbiano il tempo di valutarla e supportarla”. Insieme alla lettera, LUMEN in questi giorni ha attivato diverse azioni per sostenerne la visibilità: una raccolta firme tramite petizione online di Change.Org  in cui è possibile firmare la lettera al presidente Conte e una campagna di crowdfunding, una pratica di microfinanziamento dal basso che mobilita persone e risorse, per acquistare pagine di quotidiani nazionali per pubblicare la stessa lettera.

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